CONCORDIA SAGITTARIA

TASSELLI di un rompicapo storico che comincia a ricomporsi

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  1. Sagius_
     
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    Mi ero sempre chiesto come, l'arciere raffigurato nel Museo della Cattedrale di Ferrara, brandisse un'arco ricurvo statico a leve rigide, di chiara foggia orientale, già nel 1180. Già perchè a quel tempo Marco Polo non aveva ancora aperto la "Via dela Seta", che tale e tanta cultura materiale avrebbe in seguito portato in Europa. Pensavo, sbagliando, che potesse essere una testimonianza di incontro-scontro con l'odiato e temuto nemico "saraceno" in un'epopea di sanguinose crociate, conclusesi con un totale disastro per l'occidente, a testimonianza di quanta "pace e progresso" sappiano dare al mondo le grandi religioni monoteiste.

    No, solo adesso, dopo quasi vent'anni, mi sono accorto di quanto fossi fuori strada. Archi di quel tipo a leve rigide erano in uso presso gli Unni nel VI secolo e presso i Magiari nel IX secolo. Quel tipo di geometria ridotta e fortemente stressata presuppone una struttura laminare composita altamente sofisticata, già in uso presso Assiri ed Ezizi ed in seguito presso Parti e Sciti, stanziati presso il Mar Nero e l'Elbruz (le legioni di Crasso lo impararono a loro spese a Carre nel 53 a.C.). L'arco composto centro asiatico suscita ancora oggi negli specialisti un misto di stupore ed ammirazione, infatti è sorprendente constatare come, la mancanza di foreste di conifere e caducifoglie, possa stimolare l'ingegno umano fino a creare uno degli strumenti più perfetti e sofisticati del mondo antico. Questa arma portentosa aveva una gittata quasi doppia rispetto al semplice arco in legno europeo, che pure ha avuto nell'arco lungo inglese un campione ancora indimenticato.

    La chiave di lettura per la presenza di quest'arco a Ferrara ai tempi di Nicolaus e Wiligelmo, va invece cercata proprio a pochi passi dalle rovine sontuose di Aquileia, pochi chilometri a sud di Oderzo e Portogruaro vi è un paese denominato, alla metà del secolo scorso, "Concordia Sagittaria". La cittadina sorge sulle fondazioni di quella che era in epoca romana la colonia "dedotta" cioè fondata alla metà del I secolo a.C. e denominata "Iulia Concordia", si crede che tale nome stesse a sancire un accordo di pace stipulato nel 42 a.C. dopo la battaglia di Filippi tra i triunviri Ottaviano, Antonio e Lepido da una parte, e i "repubblicani" Bruto e Cassio dall'altra. Il nome della colonia potrebbe così alludere alla pacificazione ottenuta dopo le sanguinose guerre civili successive all'uccisione di Cesare nel 44 a.C. Le abitazioni, in tutto simili a quelle dele terre abitate dai Veneti, ed ancora oggi ravvisabili nei tipici "casoni" presso la laguna di Caorle, erano a pianta rettangolare, con focolare e coperte da un tetto a doppio spiovente in canne palustri.


    Questo originario centro protostorico conobbe quel fenomeno lento, progressivo e inesorabile che fu la romanizzazione. Il trattato di alleanza tra Veneti e Romani del 225 a.C. e la successiva fondazione di Aquileia nel 181 a.C., furono eventi decisivi nel quadro della strategia di espansione di Roma nella parte orientale della Gallia Cisalpina, che aveva appunto trovato nelle popolazioni venete dei validi alleati, piuttosto che nemici da sottomettere. Il passo successivo fu la creazione, intorno alla metà del II sec. a.C., di un'efficace rete stradale che attraversava tutto il territorio. Il sito della futura "Iulia Concordia" venne così a trovarsi in un punto strategico di questo sistema di comunicazioni, cioè proprio dove si intersecavano le due strade principali per Aquileia: la via Annia, realizzata nel 131 a.C. che provenendo da Adria passava per Patavium (Padova), e bordeggiava le lagune e la via Postumia, del 148 a.C., che collegava Tirreno ed Adriatico, da Genova fino ad Aquileia, attraversando l'intera pianura padana.

    L'appellativo "Sagittaria" dato a Iulia Concordia alla fine dell'ottocento, si riferisce all'antica fabbrica di frecce (sagittae) che, come riportato nella "Notitia Dignitatum", un documento ufficiale del IV secolo d.C. che riporta le cariche militari con cui si amministrava il tardo impero, trovò qui sede appunto all'inizio del IV secolo. Il nome attuale è dunque l'esito della riscoperta del passato , che conobbe un'improvvisa fioritura negli anni 70 dell'800, grazie a campagne di scavi. Prima di allora la memoria storica della città romana, solo di sfuggita citata nelle fonti antiche - soprattutto Strabone e Plinio il Vecchio - trovava riscontro da una parte nelle collezioni di oggetti antichi di alcune famiglie del luogo, e dall'altra nel lavoro non ufficiale dei "cavatori di pietre" dilettanti.

    Sotto Diocleziano, tra il 284 e il 305 d.C. con l'impero ancora non diviso, venne resa operativa la più vasta riforma sia militare che di tutto l'apparato statale civile mai messa in atto, per fare fronte alle già incipienti debolezze e divisioni dimostrate con l'invasione prima dei Qadi e dei Marcomanni, che nel 168 d.C. dalle Alpi Giulie invasero la pianura Veneta, Aquileia ed Oderzo (fermati con difficoltà da Marco Aurelio nel 169), e poi degli Alamanni, che dagli stessi valichi invasero l'Italia nel 271 d.C. (fermati con ancor più grande difficoltà da Aureliano). Non stupisce se in questo minaccioso scenario, la mastodontica riforma di Diocleziano vedrà in questi pendii la nascita delle "Claustra Alpium Iuliarum" ossia di una massiccia linea difensiva con forti e truppe mobili nelle retrovie, per bloccare l'accesso alla penisola. La riforma di Diocleziano da anche origine alla totale riorganizzazione della produzione di armi in forma quasi moderna in quanto "smilitarizzata" ossia affidata a maestranze civili, anche se organizate in forma militare, ma distribuite strategicamente sul territorio, diversificandone e frammentandone la produzione, in modo da impedire al nemico, in caso di caduta o tradimenti interni, di potere disporre di un completo arsenale pronto all'uso.

    Aquileia si ergeva a primo baluardo di contenimento in caso di collasso del fronte in prima linea, mentre a Iulia Concordia furono stanziate le truppe mobili pronte ad intervenire in caso di ulteriore cedimento delle difese. A Iulia Concordia ed a Macon, in Francia, venivano costruite le frecce, gli operai erano militarmente organizzati, il mestiere era ereditario ed essi venivano marchiati sulle braccia per identificazione (il badge dell'azienda), erano tuttavia ben pagati e spesso potevano godere di privilegi e titoli onorifici. Nell'economia strategica di Diocleziano gli scudi venivano prodoti sulla via Postumia vicino a Verona, gli archi a Ticinum (Pavia) e, secondo altre fonti, a Brescia (Brixia). La notitia Dignitatum non menziona alcuna "fabbricae arcuariae" o "sagittariae" nella parte orientale dell'impero, nonostante il rapporto tra le unità di arcieri stanziate in oriente fosse quasi doppio rispetto a quelle destinate all'occidente (44 contro sole 24). Ciò costituisce solo apparentemente un paradosso in quanto proprio in queste regioni l'uso dell'arco composito era maggiormente diffuso, ciò lascia supporre che la fabbricazione in serie fosse inutile in quanto gli artigiani locali erano in grado di soddisfare la domanda relativa alle truppe. Al contrario in occidente era lo stato a doversi far carico in prima persona del rifornimento delle truppe con una produzione di massa.
    (G. Amatuccio, Gli Arcieri e la guerra nel Medioevo, Bisanzio, Islam, Europa; Greentime Ediz.)

    Da allora Iulia Concordia divenne una città militare, sede di almeno 20 reparti fissi. Le sepolture rinvenute nella zona periferica dell'antico abitato di Iulia Concordia "Sagittaria", testimoniano dalle lapidi i nomi dei militari che li vivevano, asieme a quelli dei lavoratori della fabbrica di frecce. Ma, e qui si chiude il cerchio apertosi con l'interrogativo iniziale sulla provenienza in Italia del poi diffusissimo arco ricurvo composito; nella stessa zona cimiteriale sono state pure rinvenute le sepolture di "coloro che giunsero al seguito delle truppe", nel nostro caso essi altri non erano che mercanti giunti da oriente, riconoscibili in quanto le loro iscrizioni sui sarcofagi non sono in latino bensì in greco. (Archeologia Viva, maggio-giugno 2007, "Concordia Sagittaria, una colonia romana a Nordest", A. Vigoni E. Paternò).


    Beh, scusate la digressione ma, visto che Concordia si trova grossomodo tra Oderzo e Portogruaro ( dove guarda caso ancora oggi si costruiscono i paglioni da arciere), non sarebbe il caso di andarci?

    Inoltre i "Casoni Veneti", abitazioni protoceltiche tipiche, si trovano a "Bocca Volta", nella laguna di Caorle.


    Ci terrei ad avere vostri commenti ed impressioni. Dispongo anche dei contatti (Tel. e sito internet del comune di Concordia Sagittaria, per eventuali spedizioni Lingoniche.



    Rix Arcierorum
     
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  2. tarvos
     
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    Interessantissimo!!! ottimo e illuminante come sempre Sagiusss!!!
     
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  3. Gogo1987
     
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    interessante si.... direi che sia il caso di prender contatti con le cittadine della zona per vedere se è possibile mettere in piedi qualcosa :)
     
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2 replies since 4/11/2011, 01:06   217 views
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